Un giorno, una
persona di mia conoscenza, avendo visto dalla sarda che, nel cuore della
notte, erano ancora accese le luci della cella, mi domandò: “ Padre, ma lei
dorme di notte?”
“Sì”, risposi.
“E allora perché era accesa la luce alle tre
della notte?”
“Vedi, aggiunsi, succede a
me quello che capita ad un padre di famiglia. Quando il tuo bimbo di notte,
preso da un dolore o da un cattivo sogno, piange, tu ti alzi, lo accogli nelle
tue braccia e lo vai cullando, finché non ritrova nel sonno la sua pace.
Ebbene, per grazia di Dio, anch’io vivo qualcosa del genere. Quando sento
insistente il grido dell’umanità, le sue lacrime, il tormento delle sue pene,
il pianto di una struggente nostalgia di bene, io mi alzo e con affetto mi
piego sull’umanità sofferente, cullandola nella preghiera e attendendo che in
Dio ritrovi la sua pace […] La paternità spirituale non è una parola vuota e
nebulosa. [..] è sempre partecipazione all’unica paternità di Dio, così
omogenea da costituire con Lui un cuor solo e da essere disposti a fare dono
del meglio di sé. I fratelli diventeranno nostri figli, quando li ameremo con
il cuore del Padre celeste.
Padre Maurizio di Gesù Bambino carmelitano scalzo